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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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Il braccio(fig 139)

Nel braccio i problemi si collocano sulla catena esterna, ne abbiamo spiegato le ragioni.

Il soggetto è in decubito supino, si esercita una pressione scivolamento dal gomito fino alla V deltoidea. Troveremo a questo livello delle bande fasciali longitudinali con, a volte, una zona arrotondata e infiltrata, che si trattarà attraverso una levigazione rotazione. La V deltoidea è spesso sede di una ipertrofia che verrà trattata da una pressione inibizione e stiramenti trasversali. A partire da qui il percorso proseguirà in avanti, in dietro e in mezzo al deltoide seguendo l’asse di tensione.

  1. A livello della spalla (fig. 140)

Articolazione fasciale per eccellenza, punto di convergenza di tutte le aponeurosi, le sollecitazioni a livello scapolare sono numerose e il suo trattamento resta molto delicato e richiede una investigazione molto ampia.

D al punto di vista locale il trattamento fasciale può avere una grande utilità. Il soggetto è in posizione seduta (abbiamo bisogno del peso per una maggior efficacia). Il terapista si pone dietro il paziente e si appoggia contro il suo dorso. Si esegue una pressione scivolamento lungo il piano di divisione del deltoide in direzione della V deltoidea. Incontreremo spesso delle bande fasciali profonde che tratteremo attraverso pressione inibizione e stiramento trasversale. Tratteremo in seguito la regione della scapola seguendo le modalità annunciate in precedenza. È utile andare a verificare il punto di inizio superiore della catena brachiale interna introducendo il pollice nel cavo ascellare. La catena fasciale dell’arto superiore non dovrà essere trascurata, ma in qusto caso è necessario mettere il paziente in decubito supino. Il trattamento delle fasce della spalla è, come tutti gli altri, doloroso ma se c’è una zona in cui bisogna saper dosare il dolore è proprio questa. Una pressione troppo forte si traforma velocemente in una ipereazione con aggravamento dei sintomi. La doccia bicipitale richiede tutta la nostra attenzione; sede di irritazione molto dolorosa non tollera una pressione troppo accentuata.

  1. Il collo

  1. Il cingolo scapolare (fig. 141)

Il soggetto è in decubito supino e il terapista è dietro la testa del paziente. Pone i suoi pollici davanti al bordo anteriore del trapezio in direzione della prima costa, vicino all’asse vertebrale. Gli indici posano sulle fasce sottoclavicolari e sono paralleli alla clavicola. Il palmo delle mani è appoggiato sulla parte esterna delle clavicole e dei monconi di spalla. Le ultime tre dita si posano: il medio sul pettorale, l’anulare e il mignolo sulla spalla e sul deltoide.

Si esercita una leggera pressione con i pollici (spesso un lato è più resistente e si presenta come una palla arrotondata difficilmente deprimibile). Con i pollici si fa un ascolto induzione seguendo i movimenti del tessuto. In un secondo tempo si potrà accentuare la pressione con una leggera rotazione e stiramento nella direzione adeguata. Progressivamente la palla si scioglie sotto il pollice e la sensazione dolorosa alla pressione sparisce. In maniera concomitante le dita controllano la tensione a livello delle spalle; se questa è troppo forte le dita realizzeranno un ascolto induzione per normalizzarla. Questa tecnica non necesita alcuna pressione forte e deve essere indolore. Il rilasciamento deve avvenire in 2 o 3 minuti al massimo. Siamo davanti talvolta a un’importante tensione della spalla che inibisce il nostro trattamento. In questo caso occorre fare una tecnica diretta a grande braccio di leva: con una mano posta sotto l’occipite si sostiene la testa del soggetto appoggiandola inoltre contro il nostro addome; l’altra mano è posta sul moncone della spalla. Si esercita una pressione con la mano scapolare nello stesso tempo si fa una inclinazione rotazione opposta della colonna cervicale. L’efficacia di questa tecnica tiene conto del riaggiustamento permanente dell’inclinazione laterale con la flesso-estensione e un certo grado d i rotazione. Questa tecnica è anzi un trattamento globale d elle fasce laterali del collo. In seguito si torna alla tecnica precedente.

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