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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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Ruolo delle fasce

Come studieremo, le fasce hanno molteplici ruoli all'interno dell'organismo, derivanti dalla loro storia e fisiologia. Le fasce e, di conseguenza, il tessuto connettivo sono presenti in tutte le parti del corpo. Lo studio anatomico e isto-fisiologico ci consente di affermare che il tessuto connettivo riveste un ruolo primario nel mantenimento di tutte le funzioni del corpo. Vari studi effettuati sull’argomento dimostrano che èil primo garante di un buono stato funzionale e di una buona salute. "Il tessuto connettivo non solo collega le diverse parti del corpo, ma in un senso più ampio collega le numerose branche della medicina" (Snyder).

Studieremo successivamente i diversi ruoli delle fasce:

A - Sostegno e supporto.

B - Protezione

C - Ammortizzatore

D - Emodinamica

E - Difesa

F - Comunicazione e scambio.

Il tessuto connettivo collega gli organi e le parti del corpo tra loro, in una continuità ininterrotta. Lo studio anatomico ci dimostra, in effetti, che non c'è mai interruzione tra i diversi tessuti, ma che tutto si articola al fine di realizzare un'armonia di funzioni perfette.

A - RUOLO DI SOSTEGNO (FIG. 72)

Le fasce permettono di mantenere l'integrità anatomica dell'individuo. Se su una persona si potessero sopprimere tutti i sistemi tranne le fasce, queste conserverebbero un'apparenza perfettamente umana. Non sarebbe lo stesso se si conservasse solo il sistema vascolare o nervoso, ciò è logico poiché le fasce sono il supporto e la guida di tali sistemi; questa è la conferma dell'interdipendenza e indissolubilità delle differenti strutture del corpo.

Grazie alle fasce il sistema muscolare può funzionare, come vedremo nella meccanica fasciale. Grazie alle fasce le articolazioni possono mantenere la stabilità e le funzioni. Il sistema muscolare è il motore delle articolazioni, ma è a sua volta coordinato dalla meccanica fasciale.

Per merito delle fasce i diversi organi possono mantenere la loro forma anatomica restare fissati alla struttura ossea. Le fasce assicurano così una buona coerenza e permettono, inoltre, un buon funzionamento fisiologico.

B - RUOLO DI SUPPORTO.

Le fasce sono il supporto del sistema nervoso, vascolare e linfatico. Lo studio anatomico ci ha dimostrato che i diversi sistemi sono intimamente legati alle fasce. Essi stessi sono, in parte, costituiti da fasce che hanno lo scopo di mantenere la loro forma anatomica; sono anche avvolti da una guaina fasciale a sua volta collegata e guidata da fasce più dense.

I sistemi nervoso e vascolare sono interdipendente dal sistema fasciale. Nel corso dello sviluppo embriologico la crescita e la migrazione si svolgono in modo parallelo ed intricato tra il sistema vascolo - nervoso e quello fasciale.

Il ruolo di supporto è particolarmente evidenziato: a livello dell'aponeurosi cervicale profonda indissociabile dal plesso cervicale e dai gangli simpatici cervicali, a livello dei mesi, che sono dei veri e propri portatori di vasi e nervi, ecc.

C - RUOLO DI PROTEZIONE

Uno dei ruoli fondamentali delle fasce è il mantenimento dell'integrità fisica e fisiologica del corpo. Presenti a tutti i livelli, come visto in precedenza, proteggono le diverse strutture anatomiche contro le tensioni, lo stress, le aggressioni che permanentemente il corpo subisce. Per adempiere tale compito danno prova di adattabilità e di capacità di variazioni in funzione dei segmenti che salvaguardano. Infatti,nella parte periferica, la fascia s'ispessisce e si addensa nelle zone di massima costrizione: ne risulta, a livello articolare, una copertura fasciale molto importante con un addensamento massimo al livello dei legamenti che sono stabilizzatori molto potenti.

Tuttavia, qualunque sia la resistenza di una fascia, questa non raggiungerà mai uno stato di rigidità, se non nella patologia, inoltre si noterà sempre la presenza di una certa elasticità, per rispondere meglio alle sollecitazioni che deve subire la zona controllata.

Quando i carichi di lavoro diventano molto forti, si può constatare un ispessimento della fascia, fino a sostituire interamente i fasci muscolari. Ne sono esempi i potenti tratti ilio-tibiali e l'aponeurosi lombo sacrale, molto resistente.

Un altro ruolo di protezione consiste nella capacità di ammortizzare. In caso di sforzi o di contrazioni molto violente, la fascia si fa carico di parte dell'intensità delle forze per evitare che tensioni troppo violente gravino su muscoli , organi…., impedendone così la rottura.

Questo intervento avviene grazie alla stimolazione delle terminazioni nervose della fascia.

Bednar e Coll hanno dimostrato che il legamento vertebrale comune anteriore ha una funzione passiva, ma è riccamente innervato. Se stimolata è sede di un'attività neurologica molto attiva.

A livello dell'asse cerebrale - spinale la fascia ha un ruolo di protezione del cervello e del midollo, a difesa sia delle variazioni di pressione troppo brutali, che degli choc che sarebbero molto dannosi per tali strutture.In questa zona, la fascia dà prova notevole di adattabilità e ingegnosità. Una sola guaina connettiva sarebbe insufficiente per assolvere il ruolo di protezione; infatti, si è costituita una tripla guaina fasciale e per aumentare la sua efficacia sono stati aggiunti due sistemi tampone: il liquido cefalo - rachidiano e un importante sistema venoso.

Questo ruolo di protezione, esercitato dalla fascia, lo ritroviamo anche per il sistema vascolare e nervoso, i quali non solo ne sono sostenuti ma, in una certa misura, sono protetti da possibili compressioni, stiramenti, traumatismi.

Da ricordare semplicemente che i principali tronchi arterio-venosi e nervosi si trovano a livello delle fasce profonde, e che queste sono in più inserite nelle guaine fasciali (canale di Hunter), oppure contenuti nelle parti più stabili della fascia (radice del mesentere).

Infine, per proteggere gli organi vitali e fragili, la fascia li avvolge come una guaina resistente e in più interpone una fascia molto fluida e plastica: il tessuto grasso…. ( grasso perineale), o un tessuto a trama molto lassa: il tessuto areolare.

Gli organi stessi hanno un involucro fasciale che mantiene loro la struttura. Questo involucro penetra all'interno dell'organo e si divide più volte, realizzando così un divisione in compartimenti che isola, più o meno, le diverse parti l'una dall'altra. Questo allo scopo di impedire la diffusione delle infezioni tra i vari segmenti. Gli esempi più eclatanti di questa divisione in compartimenti riguardano fegato e polmoni.

D - RUOLO DI AMMORTIZZATORE

La fascia, tramite la sua elasticità permette di ammortizzare le costrizioni che il corpo subisce.

La struttura macromolecolare a rete dei proteoglicani partecipa attivamente alla coesione meccanica dei tessuti. I proteoglicani sono ammortizzatori di colpi, che agiscono come dei lubrificanti e che, se sollecitati intensamente e in modo ripetuto, si trasformano in una sostanza visco-elastica.

I proteoglicani e l'acido ialuronico conferiscono alla sostanza fondamentale una sovrastruttura molecolare reticolata, coprono le superfici cellulari, costituiscono la sostanza intercellulare, avvolgono e infiltrano le fibre di collagene e di elastina, costituendo un potere viscoelastico di tampone indispensabile a una funzione cellulare e tissutale normale.

Ciò è confermato dal lavoro di Yahia e Coll, che dimostra un comportamento visco-elastico della fascia lombo-dorsale nel momento in cui è sottoposta a carichi ripetuti; infatti questa visco-elasticità varia nel tempo. Inoltre, questo, permette di diminuire le intensità delle pressioni e di canalizzarle seguendo diverse direzioni al fine di evitare la lesione organica.

Questo ruolo di ammortizzatore è rinforzato dall'accumulo di tessuti grassi particolarmente abbondanti in certe aree vulnerabili: grasso perineale, grasso addominale abbondante sul grande epiploon, ma anche in zone sottomesse a forti pressioni a livello delle fosse ischio-rettali.

In merito a tale ruolo, è opportuna una parentesi per quel che concerne le meningi: abbiamo visto che esse rivestono la scatola cranica e la colonna vertebrale, a fine di contenere e proteggere l'asse cerebro - spinale. Ma le meningi hanno anche la funzione di contenere il liquido cefalorachideo, guaina idrica che svolge un ruolo di ammortizzatore per il cervello, proteggendolo dalle variazioni di pressione cui è soggetto. Inoltre, ha una funzione di nutrimento e difesa.

Tale liquido è secreto soprattutto dai plessi coroidei, una parte, circa il 20%, proviene direttamente dal parenchima venoso per via trans-vascolare, a livello degli spazi perivascolari di Virchow Robin.

Il suo riassorbimento avviene per via venosa, tramite le villosità e granulazioni aracnoidee di Pacchioni, e per via linfatica nella guaina neurale verso il canale toracico.

Il volume di questo liquido in un adulto è di 140 ml, più o meno di cui 30, di cui 35ml nei ventricoli, 25ml negli spazi sotto aracnoidei pericerebrali e nelle cisterne, 75 negli spazi sotto aracnoidei spinali.

La sua composizione è simile a quella del plasma e della linfa, ma con delle proporzioni diverse. Peraltro è veicolo di numerosi ormoni e di altre sostanze il cui ruolo è ancora oscuro.

Nuove sostanze cerebrali vengono tuttora regolarmente scoperte, cosa che permette di affinare il ruolo del LCR. L'ultima è stata una sostanza con un forte potere soporifero, scoperta da Richard Lernier.

La produzione di liquido cefalorachideo va da 0,5 l a 1l /24h. Si è in questo modo descritta una fluttuazione del LCR seguendo un movimento di espansione e ritrazione che costituisce uno dei motori del meccanismo cranico, la cui periodicità va da 8 a 12 cicli al minuto. A tal proposito, gli studi di Laland-Clarke descrivono continue pulsioni che intervengono nelle più fini strutture del cervello e sono caratterizzate da onde cicliche da 10 a 14 intervalli a minuto. Pare, infatti, che questo ritmo da 8 a 12 traduca piuttosto uno stato patologico legato a una simpaticotomia relativa allo stress, generato dalla vita moderna. In effetti, il ritmo del cranio delle società primitive si colloca all'incirca tra 2,5 intervalli al minuto. Siamo portati a considerare tale frequenza come uno stato di equilibrio.

Tali movimenti ritmici del cervello e la fluttuazione del LCR sono stati all'origine di una teoria per la quale questo LCR circolerebbe a livello delle fasce e sarebbe l'origine dei loro movimenti ritmici. In effetti, non sembra esserci continuità tra LCR e liquido periferico, specialmente a livello delle radici nervose.

Brydevik e Coll, in seguito ad un'iniezione di H-metiglucosio intravenoso o direttamente nel liquido cefalico-rachideo, hanno dimostrato che la distribuzione degli isotopi si stabilisce nella maniera seguente:

  • radice nervosa: 58% portato dal LCR contro il 35% dai vasi intramurali.

  • Nervo periferico: 95% portato dai vasi intramurali, nulla per quel che riguarda LCR.

La nutrizione delle radici nervose è dovuta per la maggior parte al LCR, mentre quella dei nervi periferici è data esclusivamente dai vasi. Non è stato dimostrato che vi sia un passaggio di LCR verso i nervi periferici.

I nervi cranici e rachidei, al di là dei loro orifizi ossei, sono rivestiti da tessuto connettivo in cui circolano i linfatici.

Le meningi avrebbero così strette relazioni con i vicini spazi linfatici, non ci sarebbe continuità diretta ma semplice filtrazione, impregnamento per contiguità. Ciò sembra del tutto logico poiché se ci fosse continuità tra LCR e periferia, questa costituirebbe un rischio importante per il cervello nel diffondersi di infezioni o di agenti patogeni provenienti dalla periferia, dove le porte di accesso sono tanto più numerose. Il fatto che lo scambio avvenga per diffusione stabilisce un meccanismo tampone di salvaguardia, paragonabile a quello di altre regioni del corpo.

Il LCR comunica quindi con il liquido extra cellulare, come questo comunica con il liquido intra cellulare.

Qualunque siano i livelli, la comunicazione avviene per diffusione o trasporto attivo, ma mai direttamente. Questi diversi liquidi hanno delle composizioni chimiche diverse, ma restano permanentemente in contatto gli uni con gli altri, garantendo una continuità e una comunicazione permanente all’ìnterno dell'organismo nella sua totalità.

E- RUOLO EMODINAMICO

Il sistema vascolare e quello linfatico sono indissociabili da quello fasciale. La circolazione di ritorno avviene tramite sistemi venosi e linfatici e non è dotato di una pompa aspirante tanto potente quanto quella che invia il sangue a tutto il corpo attraverso il sistema arterioso. Peraltro, quest'ultima possiede una struttura rigida difficilmente deformabile, contrariamente ai linfatici e alle vene, che sono molto flaccide e possono collabire facilmente. Per questi motivi i vasi sono provvisti di valvole, per facilitare la circolazione di ritorno, ma le valvole sono insufficienti a svolgere tale compito. Le fasce sopperiscono alla pompa centrale per agevolare la circolazione di ritorno. Si tratta di vere e proprie pompe periferiche che spingono sangue e linfa verso il cuore

Le fasce sono animate da movimenti ininterrotti la cui frequenza è di circa 8-12 intervalli per minuto. Tali contrazioni realizzano un movimento di pompa erogante, permettendo la progressione dei fluidi. È da notare che il trasporto della linfa all'interno dei vasi avviene per contrazioni successive dei segmenti valvolari. La linfa è trasportata da onde di contrazione di una periodicità di 10-12 per minuto. Ciò equivale alla periodicità delle fasce, ma il linfatico non è prima di tutto di per se una fascia?

Questo meccanismo sottile è rinforzato da contrazioni muscolari canalizzate attraverso le fasce.

L'anatomia ci ha dimostrato che le fasce non sono continue e parallele, ma costituite da diversi strati in direzione obliqua, trasversale o circolare. Il diverso orientamento delle fibre fasciali ci permette di affermare che la forma generale delle fasce presenta un aspetto a spirale. Quindi, al momento della sua contrazione si avrà tendenza a racchiudere le strutture che avvolge, spingendo i liquidi verso il cuore, come uno straccio che si torce. Se la fascia è il motore del ricambio circolatorio, può essere anche l'elemento perturbatore. Immaginiamo una fascia in stato di tensione anormale, si comprende facilmente come il sistema vascolare che vi è collegato sarà in stato di compressione permanente, in tal caso giocando un ruolo di ostruzione che favorisce la stasi.

I linfatici e le vene perforano le fasce a livello delle strutture anulari, più o meno irrigidite, per permettere la libertà del condotto in questo anello, ma se questo è sottoposte a tensioni troppo importanti può trasformarsi in un vero e proprio laccio emostatico.

F- RUOLO DI DIFESA

La finalità del tessuto connettivo è ristabilire delle normali funzioni di difesa.

Il ruolo di difesa del connettivo rappresenta certo una fase primaria nel meccanismo delle fasce. È nella sostanza fondamentale che inizia la lotta contro gli agenti patogeni e le infezioni, ciò grazie a un meccanismo intrinseco locale che interviene prima del sistema generale. Da questo conflitto locale dipende la diffusione dell'agente patogeno e quindi la salute del soggetto.

I processi di difesa sono caratterizzati da quattro fasi cellulari:

  1. Inizialmente si organizza uno scudo di istiociti intorno a luogo dell'invasione nociva.

  2. Segue immediatamente la fase micro-fagica (reazione locale, ma con qualche partecipazione passiva dell'organismo).

  3. Fase macro-fagica, accompagnata da una cooperazione attiva dell'insieme del corpo.

  4. Stadio dei linfociti (con eliminazione dell'infezione e passaggio alla cronicità).

Lo stadio macro-fagico è scatenato dal fattore monocitario, la sua assenza riduce l'intensità dello stadio macro-fagico fino a renderlo inattivo.

Le prime reazioni di difesa locali sono ammortizzate da una serie di ormoni tessutali (prostaglandine, leucotrieni, interferone, …).

La comparsa delle fasi istiocitarie e microfagiche non rileva solo la biochimica ma anche le modificazioni biofisiche, come quella brutale del Ph verso l'acidosi nel punto dell'aggressione, responsabile delle alterazioni delle membrane delle cellule.

Al contrario, la modificazione repentina della situazione biofisica nella zona dell'aggressione genera una reazione di urgenza immediata, scatenando la prima razione di difesa allo scopo di limitare l'intento di aggressione.

Il tutto avviene in due fasi.

  1. Soppressione dei legamenti delle grandi cellule reticolari, con il sistema di base. La loro liberazione sotto forma di istiociti mononucleari facilita lo stabilizzarsi di uno scudo intorno alla zona invasa.

  2. Alterazione della permeabilità delle pareti capillari, permettendo l'installazione dello stadio micro-fagico.

Questi fenomeni di difesa si accompagnano al passaggio del siero nel tessuto e alla comparsa dell'edema. L'edema non è nocivo per il processo di difesa, come si è creduto per un certo periodo, ma al contrario partecipa alla diluizione dell'agente nocivo, e le immunoglobuline sieriche che provengono da infezioni anteriori possono già intervenire localmente.

Questo meccanismo di difesa scaturisce dalla sostanza fondamentale; questa è correlata alle ghiandole endocrine tramite dei capillari, e al sistema nervoso centrale dalle estremità terminali libere dalle fibre nervose e vegetative. I due apparati si trovano all'interno del tronco cerebrale.

La sostanza fondamentale può quindi influenzare direttamente i centri regolatori superiori grazie agli elementi liberati (interleuchine, prostaglandine, interferone, proteasi, ecc..), un'informazione reciproca è stabilita tra i capillari, le fibre nervose vegetative e le cellule connettive mobili della sostanza fondamentale (macrofagi, leucociti, monociti). Ne risulta un'organizzazione umorale a rete di gran complessità. Il vantaggio di questi sistemi intrecciati è dato da un aumento delle facoltà di adattamento e di efficienza.

Lo scopo dell'organismo è quello di garantire il proprio mantenimento grazie alla regolazione dell'omeostasia. In biologia come in medicina, la casualità e la finalità non si escludono, bensì s'influenzano reciprocamente.

Filogeneticamente, la sostanza fondamentale è più antica del sistema nervoso e umorale. Di conseguenza, la sua formazione e la sua degradazione sono rette da un'organizzazione cellulare primitiva compensatoria: l'associazione fibrocito-macrofago. Alla questa necessità i fibrociti sono capaci di reagire in pochi secondi, tramite una sintesi dei proteoglicani e delle glicoproteine strutturali, quantitativamente e qualitativamente adattati, che saranno fagocitati dai macrofagi. Con la progressione della sua alterazione, i fibrociti secernono una sostanza fondamentale strutturata ma non fisiologica. Influenzati da questa, tutti gli elementi cellulari possono costituire l'origine delle malattie croniche e tumorali (Heine). Altre sostanze intervengono ugualmente nel ruolo di difesa della sostaza fondamentale. Proteoglicani e gliocosaminoglicani rappresentano il primo sistema di difesa primitivo, e costituiscono un sistema visco-elastico che assorbe i colpi con un effetto di consumo di energia. Selye considera il tessuto connettivo come il regolatore della sindrome da stress. Tale sindrome conduce a un invecchiamento precoce dovuto alla perdita dell'adattabilità e dell'energia dell'adattamento. Tale ruolo di difesa del tessuto connettivo è illustrato dalle funzioni del peritoneo e del grande epiploon. Le funzioni principali del peritoneo sono quelle di ridurre gli attriti, di immagazzinare i grassi, tramite il grande epiploon, e di resistere alle infezioni. Il grande epiploon tende a dirigersi verso il luogo dell'infezione (il meccanismo è sconosciuto), ad incollarsi al focolaio e per conseguenza ad alimentare la vascolarizzazione locale. In tal modo aiuta a prevenire il propagarsi dell'infezione. In base alle nostre ordinarie conoscenze, sembra che gli interventi del sistema immunitario siano posteriori a quelli della sostanza fondamentale, che risulta dunque la prima barriera di difesa.

G- RUOLO DELLA COMUNICAZIONE E DEGLI SCAMBI.

Il tessuto connettivo, e tramite questo la sostanza fondamentale, sono in contatto contiguo con gli elementi cellulari del corpo. Il sistema vascolare, come quello linfatico e nervoso, si fermano al livello della sostanza fondamentale, e non si prolunga al di là nella cellula. Tutti i diversi sistemi portano alla sostanza gli elementi nutritivi e le informazioni periferiche e ne ripartono con i prodotti di scarto del metabolismo e le informazioni provenienti dalle cellule. Queste cellule sono bagnate dal liquido extra cellulare attraverso il quale s'instaura un dialogo con la sostanza fondamentale. Questo ha lo scopo, come abbiamo visto, di posizionare una barriera di difesa al fine di evitare che la cellula possa essere colpita.

A partire dal momento in cui la sostanza fondamentale viene sopraffatta da un agente patogeno, la cellula stessa può essere colpita e s'innesca un processo degenerativo e morboso. Oltre al suo ruolo di difesa, la sostanza fondamentale è in comunicazione permanente con la cellula, fornendogli tutti gli elementi funzionali di cui questa necessita e veicolando al contrario i prodotti del metabolismo cellulare, così come i diversi messaggi emessi dalla cellula. Il tessuto connettivo è considerato come un complesso unitario che sviluppa le cellule parenchimatiche specifiche e permette la loro sopravvivenza, come la loro regolazione.

Bordeu aveva già riscontrato nel 1767 che il tessuto connettivo non era solo un elemento di riempimento e di sostegno, ma anche di regolazione e di nutrimento per gli organi, e che era contemporaneamente un mediatore delle attività vascolari e nervose.

Il tessuto connettivo è un'unità di collegamento tra il parenchima e le formazioni vascolari e nervose.

Q uesti scambi con la cellula avvengono per:

  • diffusione

  • meccanismo osmotico

  • processo attivo del mesotelio

Lo strato glucidico superficiale della cellula o glicocalice costituisce l’intermediario funzionale tra l'interno e lo spazio cellulare. ( fig. 73) Corrisponde alla guaina recettiva della cellula, tramite glicosaminoglicani e i proteoglicani, e mette in contatto l’ambiente intracellulare con la sostanza fondamentale. Le perturbazioni della sostanza possono alterare i glucidi del glicocalice o modificare il comportamento della cellula. Esistono delle proteine di legame: fibronectina, laminino, condronectina, che sono intermediari tra la superficie cellulare e la sostanza fondamentale. La fibronectina partecipa alla crescita, alla mobilità, alla differenziazione cellulare; interviene nella fissazione delle cellule alla sostanza, impedendo così la sovrapposizione. La tenasina, nuova glicoproteina scoperta, parteciperà alle interazioni cellulari.

L'eparina contenuta nelle vescichette situate nei mastociti e granulociti basofili, e quindi la liberazione avviene secondo la necessità, parteciperebbe alle interezioni cellulari.

L’eparina contenuta nelle vescicole situate nei mastociti e granulociti basofili, la cui liberazione si svolge a seconda dei bisogni, partecipa a tutti i fenomeni di regolazione della sostanza fondamentale:

  1. è regolatrice della lipolisi e della lipoproteinemia circolante

  2. stimola l'aggregazione delle cellule linfatiche

  3. attiva le proteine chinasi delle cellule muscolari

  4. provoca la sintesi della sostanza fondamentale: interviene nella sintesi del collagene e nella polimerizzazione delle fibrille di collagene.

Le membrane basali corrispondono a una determinata forma della sostanza fondamentale. Sono indispensabili per la crescita regolare dell'epitelio, ricoprono ugualmente le cellule di Schwann, gli assoni terminali, le cellule muscolari striate e lisce, le cellule miocardiche. La modificazione delle membrane basali è all'origine delle lesioni organiche. Le membrane impediscono la propagazione dell'infiammazione del connettivo l'epitelio, grazie al loro tenore elevato di vitamina C, che sembra captare i radicali ionici legati al processo infiammatorio. L'alimentazione del parenchima è il risultato di una corrente di secrezione attraverso le canicole della membrana capillare verso la membrana cellulare: qui il liquido carico di prodotti provenienti dal metabolismo resta a disposizione della cellula parenchimatica, poi questo liquido carico di prodotti del metabolismo cellulare raggiunge i vasi linfatici molto numerosi a livello del tessuto connettivo.

H- RUOLO BIOCHIMICO

A seguito delle ricerche di Philippe Bourdinaud (lui stesso si è ispirato agli studi di D.Urry) riguardo all'azione biochimica della mano dell'osteopatia sul tessuto connettivo umano, sappiamo oggi che le fibre di elastina, reticolina e collageno, chiamati tuttora biopolimeri, contenuti nella matrice fasciale, sono in grado di ritrarsi sotto l’influenza di una pressione superiore a quella fisiologica per la quale la loro composizione biomolecolare è concepita, e di ritornare alla loro lunghezza iniziale, se la pressione dell’ ambiente interstiziale ridiventa fisiologica.

Il fenomeno di ritrazione si manifesta quando un'iperpressione provoca il raggruppamento di molecole d'acqua della matrice fasciale, le spinge l'una verso l'altra, sotto forma di gabbie di acqua, attorno a poli idrofobi di fibre. La transizione inversa è allora possibile, cioè il ritorno alla lunghezza iniziale, solo se l'iperpressione nella matrice fasciale cessa o ritorna fisiologica, e questo avviene per mezzo della creazione di legami d'idrogeno tra le molecole d'acqua della matrice fasciale e i poli idrofobi delle fibre.

Questa risposta si verifica a gradi di energia infinitesimale dell'ordine di qualche micron, perfino nanometro d'angstrom, ed è riconducibile a ogni momento in cui un'energia influenza l’ambiente.

E' importante qui precisare che ogni tipo di energia possiede questa capacità di provocare il fenomeno della transizione inversa dei biopolimeri, come l'energia fotonica, calorica, chimica, elettrica ed elettromagnetica. Nonostante ciò, bisogna notare che l'energia meccanica risulta cinque volte superiore rispetto alle altre.

Le proteine sono, infatti, capaci di effettuare un lavoro a partire da uno stimolo energetico, e da quello deriva l'energia meccanica. Si tratta del meccanismo universale più efficace che consiste nel piegamento o allungamento di questi biopolimeri. Questo meccanismo è alla base della maggior parte delle trasformazioni bioenergetiche.

Ciò significa che alcune strutture anatomiche come: le membrane di tensioni reciproche del cranio, la dura madre midollare, i legamenti, le capsule articolari, i tendini, le aponeurosi, le cartilagini, in definitiva tutti i tessuti connettivi del corpo, sono in grado nell'infinitamente piccolo (dell'ordine di un micron, di un manometro o di un angstrom) di ritrarsi sotto l'influenza di un'iperpressione, e poi di ritornare alla loro lunghezza iniziale se la pressione della zona ritorna fisiologica.

Tali scoperte scientifiche traducono perfettamente la teoria osteopatica dei nostri maestri, quando sostengono l'azione dell'osteopatia sul metabolismo cellulare.

CAPITOLO 6

M ECCANICA DELLE FASCE

La meccanica fasciale svolge un ruolo essenziale nel funzionamento del corpo, così come nel mantenimento della sua integrità. Le fasce funzionano come un tutto, ma per la buona comprensione del loro meccanismo occorrerà studiare prima la meccanica locale e poi quella generale. (fig 74)

MECCANICA LOCALE

La meccanica locale delle fasce si manifesta sotto forma multifattoriale, avendo queste un ruolo di: sospensione, protezione, contenimento, separazione, assorbimento degli urti, ammortizzamento delle pressioni.

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