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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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2) Modalità tecniche

La mano deve esser libera di dirigersi fino al punto di fissazione, a quel punto avremo soppresso gli assi di stiramento e saranno ridotte le forze che si applicano in tal punto. Mantenendo la posizione con una leggera pressione di qualche secondo, o addirittura per uno o due minuti, si potrà indurre un rilassamento che si avvertirà sulla nostra mano.

E' necessario diminuire la pressione e poi rimetterci in ascolto e di nuovo in induzione, fino a che il tessuto non sarà libero in tutti i parametri.

Nel momento in cui si riprende un secondo contatto, è necessario modificare i parametri dell'asse; in effetti, un asse di tensione potrebbe aver ceduto, ma in un secondo tempo un altro preferenziale può apparire. Se non gestiamo in permanenza il nostro aiuto manuale in funzione dei vettori di tensione, bloccheremo la motilità dei tessuti, non prmettendo l’attuarsi della correzione.

In alcuni casi ci troviamo alla presenza di lesioni assai radicate o datate, che difficilmente cedono spontaneamente con una sola messa in equilibrio. E' dunque necessario esser più attivi nel supporto da fornire ai tessuti. La pressione sul punto di fissazione sarà un po’ più accentuata, in modo da realizzare un leggero stiramento; potrà esser allentata per ricominciare a recuperare progressivamente terreno, cinque o sei volte di seguito.

La mano può anche attuare uno stiramento opposto al punto di fissazione, per sollecitare le tensioni tutt'intorno, poi tornare sul punto di fissazione, creare una pressione al suo livello, rilasciare e di nuovo ripartire in stiramento opposto. Il tutto in media per cinque o sei volte.

In genere, con tale trattamento, il tempo necessario al rilasciamento si stabilisce intorno ai tre / cinque minuti, oltre i quali è opportuno interrompere, perché una stimolazione troppo prolungata rischia di generare una risposta inversa a quella voluta, cioè un rinforzamento delle tensioni. Tornando un po’ più tardi sulla zona trattata, è sorprendente constatare un netto miglioramento della situazione. Il tempo di latenza come risposta alla correzione sarà in tal caso aumentato. Talvolta questa latenza può necessitare di ventiquattro ore o addirittura di giorni, in base alla cronicità della lesione o alle capacità di adattamento del paziente.

E' evidente che come accadeva per il test di ascolto c’è la necessità, nell'induzione, di rispettare il ritmo dei tessuti del soggetto. Il micromovimento che realizziamo dovrà essere accompagnato solo da quello dei tessuti, altrimenti supereremo la possibilità di risposta delle fasce ottenendo solo uno spasmo riflesso. L'induzione sarà in particolare adattata ad ampie porzioni di fasce, o ad un equilibrio più generale; risulterà meno efficace sui legamenti, sui mesi, sugli strati fasciali o sugli indurimenti fasciali. Se la zona da trattare è molto estesa, la tecnica si attuerà con le mani distanziate l'una dall'altra. Verranno a crearsi così due punti di fissazione intorno ai quali si potrà mobilitare e armonizzare un segmento di fascia: in realtà, quando un segmento o tutta una fascia è inibita, ha bisogno di un punto fisso esterno, punto intorno a cui rilanciare la sua motilità.

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