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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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  1. Trattamento diretto

  1. Principio

Il trattamento fasciale diretto consiste nel prendere contatto tramite i polpastrelli di uno o più dita, con la zona lesa per mobilitarla, stirarla, inibirla fino a correggere la lesione. Ciò si applica soprattutto su zone specifiche: legamenti, mesos, o segmenti di ascia in cui si è diagnosticato uno strato fasciale, un'aderenza, un punto d'indurimento, una modifica della fascia d'inserzione. Interviene più spesso in fissazioni datate, in cui le modificazioni dei tessuti sono già ben stabilizzate, e in cui l'induzione non è più sufficiente per ristabilire la normalità.

A questo livello si constatano, come abbiamo segnalato, delle modificazioni della visco-elasticità, dei cambiamenti nella struttura della fascia con la comparsa di strati fasciali, madreperlacei, molto tesi, attorcigliati, o delle zone d'indurimento, che vanno dal granello di sabbia al nocciolo d'oliva. Gli scambi a livello dei tessuti sono perturbati, è un'area di importanti tensioni permanenti che andranno ad automantenere i fenomeni degenerativi.

In quest'area la fascia è sottomessa, non più capace di difendersi da se stessa, stordita, incapace di sostenere questo stordimento, necessita di un aiuto esterno per ristabilire i meccanismi fisiologici che sono stati inibiti da un'aggressione.

Sarà dunque necessario risvegliare la zona fasciale lesionata attraverso un'appropriata tecnica, massaggiatura o stiramento, per generare un meccanismo funzionale normale. Questo letargo dei tessuti può durare anni se trascurato, e divenire col tempo nucleo di fenomeni cronici degenerativi.

Nonostante ciò, si è constatato che anche a lunga distanza è sempre importante intervenire, dato che la possibilità, anche minima, di recupero sussiste sempre.

A tal proposito vorremmo citare due esempi, che non sono direttamente legati a un trattamento osteopatico, ma che illustrano perfettamente come un tessuto può recuperare la propria memoria dopo un lungo letargo. I suddetti casi sollevano una serie d'interrogazioni sulla possibilità d'intervenire eventualmente su situazioni all'apparenza disperate, di cui è ancora necessario trovare una modalità tecnica. Il primo, di cui tutte le televisioni hanno parlato, riguarda una giovane americana che scriveva al contrario, tanto che per leggerla occorreva uno specchio; un colpo alla testa le ridona una capacità di scrittura normale. Il secondo caso, di cui un po’ si è parlato, è ancor più straordinario; un uomo di circa settant'anni anni, emiplegico da una ventina d'anni, afasico e in stato di letargo, viene ospedalizzato per un problema cardiaco. A causa di uno stato di agitazione cade dal letto e subì un trauma alla testa, in seguito al quale recupera l'uso della parola e della memoria, come dopo essersi risvegliato da un sonno di vent'anni. Attualmente ha recuperato tutte le sue capacità mentali, ma non quelle fisiche.

I due casi suddetti testimoniano una rimessa in moto dei circuiti, di un contro choc del tessuto nervoso non grazie a un intervento umano ma a un traumatismo benefico. Queste situazioni fanno davvero riflettere.

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