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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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Il cingolo scapolare

Il cingolo scapolare è il punto di convergenza e dove prendono legame tutte le fasce interne o esterne. Questo spiega le numerose sollecitazioni di cui è la sede e in caso di disfunzione fasciale, gli sforzi che può subire. Questa regione deve permanentemente controllare e aggiustare le sollecitazioni che vengono dal basso, generate da zone che noi qualifichiamo ‘di rigidità’; o da quelle zone che vengono dall’alto generate da una regione ipermobile. Il ciclo scapolare deve costantemente giocare un ruolo di bilancia per armonizzare tutte le forze che gli passano attraverso e proteggere le zone vitali che gli giacciono sopra e sotto. Maggiormente si viene a inserire su di lui un segmento ipermobile, l’arto superiore, che costituisce la zona più costantemente sollecitata meccanicamente. È inoltre il punto di convergenza delle sollecitazioni verticali, oblique e trasversali. Per queste diverse ragioni questa regione ha un’architettura molto particolare, orientata verso l’ipermobilità dove eccetto la sterno-claveale, i punti di ancoraggio sono realizzati esclusivamente dai tessuti molli. Questa convergenza di forze discendenti o ascendenti, interne o esterne, ci dà una spiegazione meccanica della frequenza di lesioni della cerniera cervico-scapolare.

L’osso ioide

La catena fasciale centrale pericardio-aponeurosi-faringea possiede dei punti di legame periferici, i legamenti pericardici, connessioni con le aponeurosi cervicali media e profonda, ma questi non sono così importanti come quelli del cingolo scapolare. Così durante delle sollecitazioni importanti le tensioni potrebbero trasmettersi in maniera brutale alla base del cranio e proseguire intracranialmente. Per evitare il generarsi di questa situazione si è interposto nella parte superiore di questa catena fasciale l’osso ioide. Interamente sospeso a dei cavi muscolo-fasciali, l’ioide fluttua in tutti i piani dello spazio, controllato e sostenuto da dei legami che lo collegano alla mandibola, alla mastoide, all’apofisi stiloidea, alla scapola e alla cartilagine tiroidea. La catena fasciale centrale prende dunque legame, alla fine dell’aponeurosi perifaringea, sull’ioide, poi si prolunga verso l’alto attraverso l’aponeurosi interpterigoidea e pterigo-temporo-mascellare. L’osso ioide, oltre al suo ruolo nella voce e nel canto come fissatore della cartilagine tiroidea, serve anche ad ammortizzare e ripartire le sollecitazioni della catena centrale sia antero-lateralmente per l’aponeurosi cervicale superficiale, sia posteriormente verso il temporale attraverso il digastrico e la ‘fontana (bouquet) di Riolan’.

La cerniera cervico-occipitale

La scatola cranica posta su un supporto occipitale, costituisce un punto di convergenza tra le catene cervico-craniali discendenti e le catene sottogiacenti. Questo punto di convergenza interessa anche le catene endocraniale e la dura madre vertebrale, che si legano a questo livello. Questa cerniera rappresenta di conseguenza una zona di ipersollecitazione e questo spiega i numerosi muscoli, lunghi o corti, che la controllano, al fine di poterla adattare costantemente a tutte le variazioni di tensione possibili, per proteggere al massimo ‘l’computer’ centrale e i suoi prolungamenti di conduzione dell’informazione. Tutte le fasce si inseriscono sulla sua circonferenza. Rappresenta il primo ammortizzatore discendente e l’ultimo ascendente, prima che la tensione penetri all’interno della scatola cranica, dove fortunatamente un gioco di membrane può ancora prendere in carica un’energia di intensità sopraliminale. Ricordiamoci che a livello del cranio e del midollo un sistema liquido rinforza efficacemente il sistema membranoso. Queste ipersollecitazioni della cerniera cervico-occipitale spiega il perché questa sia la sede di frequenti restrizioni di mobilità.

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