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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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  1. Assorbimento degli urti

Durante un trauma violento il corpo è vittima di un onda d’urto che fa penetrare al suo interno una grande quantità di energia. Se la sua intensità è troppo elevata ne conseguiranno danni importanti a livello di determinate strutture o organi. Il ruolo del tessuto connettivo è quello di ammortizzare questa onda d’urto e di disperderla in differenti direzioni al fine di attenuarne l’intensità, preservando l’integrità fisica del corpo umano. Se l’intensità va oltre una certa soglia, il tessuto connettivo non potrà adempiere al suo ruolo e assisteremo a delle lesioni che portano a esiti fatali, fra i quali i più ricorrenti sono lo scoppio della milza e del fegato e la rottura del rene.

L’orientamento delle fibre fasciali, il ruolo di tampone del tessuto connettivo, tendono, come abbiamo detto, a disperdere questa energia in differenti direzioni al fine di attenuare l’intensità e permettere anche l’assorbimento dell’urto.

Tuttavia, in un certo numero di casi, questa energia non può essere ammortizzata e dispersa, sia perché l’urto è troppo violento sia perché avviene in una zona che era già in stato di tensione anormale. Assistiamo dunque alla formazione di quelle che Elmer Green ha chiamato cisti di energia. Ciò vuol dire un imprigionamento nel tessuto connettivo di una quantità importante di energia che avrà a, più o meno lunga scadenza, un effetto perturbante. Questa cisti si manifesta come un’ostruzione della conduzione efficace di elettricità attraverso la parte del corpo dove risiede. Si comporta come agente irritante e contribuisce allo sviluppo di un segmento facilitato come focolaio di irritazione locale. Genera un aumento dell’entropia ed è meno funzionale dei tessuti circostanti. Può essere il risultato di un trauma, ma anche di una invasione patogena, di una disfunzione fisiologica o di un problema emozionale.

È curioso pensare che un tessuto molle possa accumulare in se stesso una quantità di energia che resta imprigionata dentro di esso. Abbiamo visto che il ruolo della sostanza fondamentale era, fra gli altri, quello di ammortizzamento e che per adempiere al suo lavoro metteva in moto numerosi meccanismi per ristabilire la normalità. In un certo numero di casi avviene che i suoi meccanismi sono sommersi di lavoro e non possono del tutto far fronte agli stress imposti. In questi casi essa mette in memoria questi stress e lo fa in maniera indipendente dalle vie superiori. Certamente queste ultime interverranno per aumentare la possibilità di evacuazione di energia attenuandone le conseguenze, ma non potranno cancellare gli stress subiti. Questo è messo in evidenza dall’esperimento di Frankstein: dopo aver iniettato essenza di terebinto nella zampa di un gatto, ha visto che quest’ultimo, sotto l’intensità di un urto, ha messo la gamba in posizione di triplice ritrazione. Passato un certo periodo il gatto ha ritrovato la funzionalità della sua zampa. Dopo alcuni mesi è stata effettuata una decerebrazione del gatto e immediatamente la zampa traumatizzata ha assunto la posizione di triplice ritrazione. L’interruzione dei processi regolatori superiori ha fatto venir fuori il trauma iniziale: si è parlato così di memoria cellulare o di memoria periferica, ma si può meglio definirla come memoria del tessuto connettivo e più precisamente memoria della sostanza fondamentale.

Quando il potere tampone del tessuto connettivo è superato, ovvero quando un trauma o un’aggressione supera una certa intensità, si assiste al collocarsi di uno stress locale che il più delle volte evolve in maniera silente e questo anche per alcuni anni, ma che poi, nella maggior parte dei casi, tende verso uno stato patologico. Questo avviene a partire da un meccanismo locale autonomo, ma tramite il sistema nervoso può guadagnare rapidamente una zona più estesa, tramite il meccanismo di facilitazione di un segmento midollare. Al suo livello la resistenza alla conduzione di un impulso elettrico è stata ridotta. Il segmento è altamente irritabile e uno stimolo supplementare anche debole, gli genererà una risposta importante, non corrispondente con l’intensità della stimolazione. Questo segmento midollare facilitato genera delle risposte del tono muscolare, con diminuzione della mobilità del segmento in questione oltre ad un cambiamento palpabile della struttura del tessuto. Ricordiamoci che questo cambiamento può essere indotto direttamente senza passare dall’arco midollare e questo grazie a delle modificazioni nella sostanza fondamentale che si vanno a ripercuotere sulla superficie tramite i cilindri di Hine. La stimolazione simpatica genera a sua volta un cambiamento nella struttura della pelle oltre che un cambiamento nell’attività delle ghiandole sudoripare. La sua azione infine si estende a distanza sugli organi dipendenti dalla zona metamerica che a loro volta entrano in disfunzione senza l’intervento esterno. Un segmento facilitato avrà purtroppo tendenza ad autoperpetuarsi.

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