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Francesco Petrarca. Canzoniere (italiano0.doc
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Vo empiendo l'aere, che si dolce sona.

Amor in altra parte non mi sprona,

ne i pie' sanno altra via, ne le man' come

lodar si possa in carte altra persona.

98

Orso, al vostro destrier si po ben porre

un fren, che di suo corso indietro il volga;

ma 'l cor chi leghera, che non si sciolga,

se brama honore, e 'l suo contrario abhorre?

Non sospirate: a lui non si po torre

suo pregio, perch'a voi l'andar si tolga;

che, come fama publica divolga,

egli e gia la, che null'altro il precorre.

Basti che si ritrove in mezzo 'l campo

al destinato di, sotto quell'arme

che gli da il tempo, amor, vertute e 'l sangue,

gridando: D'un gentil desire avampo

col signor mio, che non po seguitarme,

et del non esser qui si strugge et langue.

99

Poi che voi et io piu volte abbiam provato

come 'l nostro sperar torna fallace,

dietro a quel sommo ben che mai non spiace

levate il core a piu felice stato.

Questa vita terrena e quasi un prato,

che 'l serpente tra' fiori et l'erba giace;

et s'alcuna sua vista agli occhi piace,

e per lassar piu l'animo invescato.

Voi dunque, se cercate aver la mente

anzi l'extremo di queta gia mai,

seguite i pochi, et non la volgar gente.

Ben si puo dire a me: Frate, tu vai

mostrando altrui la via, dove sovente

fosti smarrito, et or se' piu che mai.

100

Quella fenestra ove l'un sol si vede,

quando a lui piace, et l'altro in su la nona;

et quella dove l'aere freddo suona

ne' brevi giorni, quando borrea 'l fiede;

e 'l sasso, ove a' gran di pensosa siede

madonna, et sola seco si ragiona,

con quanti luoghi sua bella persona

copri mai d'ombra, o disegno col piede;

e 'l fiero passo ove m'agiunse Amore;

e lla nova stagion che d'anno in anno

mi rinfresca in quel di l'antiche piaghe;

e 'l volto, et le parole che mi stanno

altamente confitte in mezzo 'l core,

fanno le luci mie di pianger vaghe.

101

Lasso, ben so che dolorose prede

di noi fa quella ch'a nullo huom perdona,

et che rapidamente n'abandona

il mondo, et picciol tempo ne tien fede;

veggio a molto languir poca mercede,

et gia l'ultimo di nel cor mi tuona:

per tutto questo Amor non mi spregiona,

che l'usato tributo agli occhi chiede.

So come i di, come i momenti et l'ore,

ne portan gli anni; et non ricevo inganno,

ma forza assai maggior che d'arti maghe.

La voglia et la ragion combattuto anno

sette et sette anni; et vincera il migliore,

s'anime son qua giu del ben presaghe.

102

Cesare, poi che 'l traditor d'Egitto

li fece il don de l'onorata testa,

celando l'allegrezza manifesta,

pianse per gli occhi fuor si come e scritto;

et Hanibal, quando a l'imperio afflitto

vide farsi Fortuna si molesta,

rise fra gente lagrimosa et mesta

per isfogare il suo acerbo despitto.

Et cosi aven che l'animo ciascuna

sua passion sotto 'l contrario manto

ricopre co la vista or chiara or bruna:

pero, s'alcuna volta io rido o canto,

facciol, perch'i' non o se non quest'una

via da celare il mio angoscioso pianto.

103

Vinse Hanibal, et non seppe usar poi

ben la vittoriosa sua ventura:

pero, signor mio caro, aggiate cura,

che similmente non avegna a voi.

L'orsa, rabbiosa per gli orsacchi suoi,

che trovaron di maggio aspra pastura,

rode se dentro, e i denti et l'unghie endura

per vendicar suoi danni sopra noi.

Mentre 'l novo dolor dunque l'accora,

non riponete l'onorata spada,

anzi seguite la dove vi chiama

vostra fortuna dritto per la strada

che vi puo dar, dopo la morte anchora

mille et mille anni, al mondo honor et fama.

104

L'aspectata vertu, che 'n voi fioriva

quando Amor comincio darvi bataglia,

produce or frutto, che quel fiore aguaglia,

et che mia speme fa venire a riva.

Pero mi dice il cor ch'io in carte scriva

cosa, onde 'l vostro nome in pregio saglia,

che 'n nulla parte si saldo s'intaglia

per far di marmo una persona viva.

Credete voi che Cesare o Marcello

o Paolo od Affrican fossin cotali

per incude gia mai ne per martello?

Pandolfo mio, quest'opere son frali

a ll lungo andar, ma 'l nostro studio e quello

che fa per fama gli uomini immortali.

105

Mai non vo' piu cantar com'io soleva,

ch'altri no m'intendeva, ond'ebbi scorno;

et puossi in bel soggiorno esser molesto.

Il sempre sospirar nulla releva;

gia su per l'Alpi neva d'ogn' 'ntorno;

et e gia presso al giorno: ond'io son desto.

Un acto dolce honesto e gentil cosa;

et in donna amorosa anchor m'aggrada,

che 'n vista vada altera et disdegnosa,

non superba et ritrosa:

Amor regge suo imperio senza spada.

Chi smarrita a la strada, torni indietro;

chi non a albergo, posisi in sul verde;

chi non a l'auro, o 'l perde,

spenga la sete sua con un bel vetro.

I'die' in guarda a san Pietro; or non piu, no:

intendami chi po, ch'i' m'intend'io.

Grave soma e un mal fio a mantenerlo:

quando posso mi spetro, et sol mi sto.

Fetonte odo che 'n Po cadde, et morio;

et gia di la dal rio passato e 'l merlo:

deh, venite a vederlo. Or i' non voglio:

non e gioco uno scoglio in mezzo l'onde,

e 'ntra le fronde il visco. Assai mi doglio

quando un soverchio orgoglio

molte vertuti in bella donna asconde.

Alcun e che risponde a chi nol chiama;

altri, chi 'il prega, si delegua et fugge;

altri al ghiaccio si strugge;

altri di et notte la sua morte brama.

Proverbio "ama chi t'ama" e fatto antico.

I' so ben quel ch'io dico: or lass'andare,

che conven ch'altri impare a le sue spese.

Un' humil donna grama un dolce amico.

Mal si conosce il fico. A me pur pare

senno a non cominciar tropp'alte imprese;

et per ogni paese e bona stanza.

L'infinita speranza occide altrui;

et anch'io fui alcuna volta in danza.

Quel poco che m'avanza

fia chi nol schifi, s'i' 'l vo' dare a lui.

I' mi fido in Colui che 'l mondo regge,

et che' seguaci Suoi nel boscho alberga,

che con pietosa verga

mi meni a passo omai tra le Sue gregge.

Forse ch'ogni uom che legge non s'intende;

et la rete tal tende che non piglia;

et chi troppo assotiglia si scavezza.

Non fia zoppa la legge ov'altri attende.

Per bene star si scende molte miglia.

Tal par gran meraviglia, et poi si sprezza.

Una chiusa bellezza e piu soave.

Benedetta la chiave che s'avvolse

al cor, et sciolse l'alma, et scossa l'ave

di catena si grave,

e 'nfiniti sospir' del mio sen tolse!

La dove piu mi dolse, altri si dole,

et dolendo adolcisse il mio dolore:

ond'io ringratio Amore

che piu nol sento, et e non men che suole.

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