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Francesco Petrarca. Canzoniere (italiano0.doc
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I' rivolsi I pensier' tutti ad un segno,

che parlan sempre de' lor tristi danni.

Che pora dir chi per amor sospira,

s'altra speranza le mie rime nove

gli avessir data, et per costei la perde?

Ne poeta ne colga mai, ne Giove

la privilegi, et al Sol venga in ira,

tal che si secchi ogni sua foglia verde.

61

Benedetto sia 'l giorno, et 'l mese, et l'anno,

et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto,

e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto

da'duo begli occhi che legato m'anno;

et benedetto il primo dolce affanno

ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,

et l'arco, et le saette ond'i' fui punto,

et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch'io

chiamando il nome de mia donna o sparte,

e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio;

et benedette sian tutte le carte

ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,

ch'e sol di lei, si ch'altra non v'a parte.

62

Padre del ciel, dopo i perduti giorni,

dopo le notti vaneggiando spese,

con quel fero desio ch'al cor s'accese,

mirando gli atti per mio mal si adorni,

piacciati omai col Tuo lume ch'io torni

ad altra vita et a piu belle imprese,

si ch'avendo le reti indarno tese,

il mio duro adversario se ne scorni.

Or volge, Signor mio, l'undecimo anno

ch'i' fui sommesso al dispietato giogo

che sopra i piu soggetti e piu feroce.

Miserere del mio non degno affanno;

reduci i pensier' vaghi a miglior luogo;

ramenta lor come oggi fusti in croce.

63

Volgendo gli occhi al mio novo colore

che fa di morte rimembrar la gente,

pieta vi mosse; onde, benignamente

salutando, teneste in vita il core.

La fraile vita, ch'ancor meco alberga,

fu de' begli occhi vostri aperto dono,

et de la voce angelica soave.

Da lor conosco l'esser ov'io sono:

che, come suol pigro animal per verga,

cosi destaro in me l'anima grave.

Del mio cor, donna, l'una et l'altra chiave

avete in mano; et di cio son contento,

presto di navigare a ciascun vento,

ch'ogni cosa da voi m'e dolce honore.

64

Se voi poteste per turbati segni,

per chinar gli occhi, o per piegar la testa,

o per esser piu d'altra al fuggir presta,

torcendo 'l viso a' preghi honesti et degni,

uscir gia mai, over per altri ingegni,

del petto ove dal primo lauro innesta

Amor piu rami, i' direi ben che questa

fosse giusta cagione a' vostri sdegni:

che gentil pianta in arido terreno

par che si disconvenga, et pero lieta

naturalmente quindi si diparte;

ma poi vostro destino a voi pur vieta

l'esser altrove, provedete almeno

di non star sempre in odiosa parte.

65

Lasso, che mal accorto fui da prima

nel giorno ch'a ferir mi venne Amore,

ch'a passo a passo e poi fatto signore

de la mia vita, et posto in su la cima.

Io non credea per forza di sua lima

che punto di fermezza o di valore

mancasse mai ne l'indurato core;

ma cosi va, chi sopra 'l ver s'estima.

Da ora inanzi ogni difesa e tarda,

altra che di provar s'assai o poco

questi preghi mortali Amore sguarda.

Non prego gia, ne puote aver piu loco,

che mesuratamente il mio cor arda,

ma che sua parte abbia costei del foco.

66

L'aere gravato, et l'importuna nebbia

compressa intorno da rabbiosi venti

tosto conven che si converta in pioggia;

et gia son quasi di cristallo i fiumi,

e 'n vece de l'erbetta per le valli

non se ved'altro che pruine et ghiaccio.

Et io nel cor via piu freddo che ghiaccio

o di gravi pensier' tal una nebbia,

qual si leva talor di queste valli,

serrate incontra agli amorosi venti,

et circundate di stagnanti fiumi,

quando cade dal ciel piu lenta pioggia.

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