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Francesco Petrarca. Canzoniere (italiano0.doc
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08.02.2016
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I' che l'esca amorosa al petto avea,

qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l'andar suo cosa mortale,

ma d'angelica forma; et le parole

sonavan altro, che pur voce humana.

Uno spirito celeste, un vivo sole

fu quel ch'i'vidi: et se non fosse or tale,

piagha per allentar d'arco non sana.

91

La bella donna che cotanto amavi

subitamente s'e da noi partita,

et per quel ch'io ne speri al ciel salita,

si furon gli atti suoi dolci soavi.

Tempo e da ricovrare ambo le chiavi

del tuo cor, ch'ella possedeva in vita,

et seguir lei per via dritta expedita:

peso terren non sia piu che t'aggravi.

Poi che se' sgombro de la maggior salma,

l'altre puoi giuso agevolmente porre,

sallendo quasi un pellegrino scarco.

Ben vedi omai si come a morte corre

ogni cosa creata, et quanto all'alma

bisogna ir lieve al periglioso varco.

92

Piangete, donne, et con voi pianga Amore;

piangete, amanti, per ciascun paese,

poi ch'e morto collui che tutto intese

in farvi, mentre visse, al mondo honore.

Io per me prego il mio acerbo dolore,

non sian da lui le lagrime contese,

et mi sia di sospir' tanto cortese,

quanto bisogna a disfogare il core.

Piangan le rime anchor, piangano i versi,

perche 'l nostro amoroso messer Cino

novellamente s'e da noi partito.

Pianga Pistoia, e i citadin perversi

che perduto anno si dolce vicino;

et rallegresi il cielo, ov'ello e gito.

93

Piu volte Amor m'avea gia detto: Scrivi,

scrivi quel che vedesti in lettre d'oro,

si come i miei seguaci discoloro,

e 'n un momento gli fo morti et vivi.

Un tempo fu che 'n te stesso 'l sentivi,

Volgare exemplo a l'amoroso choro;

poi di man mi ti tolse altro lavoro;

ma gia ti raggiuns'io mentre fuggivi.

E se 'begli occhi, ond'io me ti mostrai

et la dov'era il mio dolce ridutto

quando ti ruppi al cor tanta durezza,

mi rendon l'arco ch'ogni cosa spezza,

forse non avrai sempre il viso asciutto:

ch'i' mi pasco di lagrime, et tu 'l sai.

94

Quando giugne per gli occhi al cor profondo

l'imagin donna, ogni altra indi si parte,

et le vertu che l'anima comparte

lascian le menbra, quasi immobil pondo.

Et del primo miracolo il secondo

nasce talor, che la scacciata parte

da se stessa fuggendo arriva in parte

che fa vendetta e 'l suo exilio giocondo.

Quinci in duo volti un color morto appare,

perche 'l vigor che vivi gli mostrava

da nessun lato e piu la dove stava.

Et di questo in quel di mi ricordava,

ch'i' vidi duo amanti trasformare,

et far qual io mi soglio in vista fare.

95

Cosi potess'io ben chiuder in versi

i miei pensier', come nel cor gli chiudo,

ch'animo al mondo non fu mai si crudo

ch'i' non facessi per pieta dolersi.

Ma voi, occhi beati, ond'io soffersi

quel colpo, ove non valse elmo ne scudo,

di for et dentro mi vedete ignudo,

benche 'n lamenti il duol non si riversi.

Poi che vostro vedere in me risplende,

come raggio di sol traluce in vetro,

basti dunque il desio senza ch'io dica.

Lasso, non a Maria, non nocque a Pietro

la fede, ch'a me sol tanto e nemica;

et so ch'altri che voi nessun m'intende.

96

Io son de l'aspectar omai si vinto,

et de la lunga guerra de' sospiri,

ch'i' aggio in odio la speme e i desiri,

ed ogni laccio ond'e 'l mio core avinto.

Ma 'l bel viso leggiadro che depinto

porto nel petto, et veggio ove ch'io miri,

mi sforza; onde ne' primi empii martiri

pur son contra mia voglia risospinto.

Allor errai quando l'antica strada

di liberta mi fu precisa et tolta,

che mal si segue cio ch'agli occhi agrada;

allor corse al suo mal libera et sciolta:

ora a posta d'altrui conven che vada

l'anima che pecco sol una volta.

97

Ahi bella liberta, come tu m'ai,

partendoti da me, mostrato quale

era 'l mio stato, quando il primo strale

fece la piagha ond'io non guerro mai!

Gli occhi invaghiro allor si de' lor guai,

che 'l fren de la ragione ivi non vale,

perch'anno a schifo ogni opera mortale:

lasso, cosi da prima gli avezzai!

Ne mi lece ascoltar chi non ragiona

de la mia morte; et solo del suo nome

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